In questo periodo sto veramente osservando quanti celebranti pagani, celtici, sciamanici e quant’altro si trovino in rete, su tic toc o robe varie e ne sono davvero stupefatta.
Certo ripenso al mio percorso sacerdotale ai momenti di iniziazione e passaggi iniziatici durati un’intera vita e mi rendo conto che il mondo moderno ha bisogno di spiriti che si innalzino vibrazionalmente e trascinino con se quante più anime belle possibili, ma forse talvolta ci troviamo solo di fronte a poca ragionevolezza.
In questo disordine mediatico mi chiedo c’è davvero consapevolezza? Sappiamo davvero cos’è una Sacerdotessa o Druido, cosa significa la parola stessa?
Quali obblighi e responsabilità attende? Quali caratteristiche dona?… Da dove viene, perché solo alcuni dovrebbero celebrare, unire in matrimonio, benedire i grembi e battezzare?
Mi permetto di spiegare che questa Istituzione, che é comune a molte religioni antiche e moderne, per cui le funzioni sacrali di ministro del culto SONO riservate SOLO a particolari categorie di persone.
Nell’uso comune, senza alcuna specificazione, sacerdote è il ministro del culto, qualsiasi esso sia, cioè chi ha ricevuto il sacramento dell’Ordine e ha la potestà spirituale di amministrare i sacramenti e predicare la parola di Dio… Eh?
Il sacerdozio come istituto ha la sua origine nella fede e nel riconoscimento di un gruppo di anziane che riconoscono la potenza divina rivelata attraverso un suo rappresentante: la sacerdotessa, che viene iniziata e a cui è dato il Sacramento. Ma cosa sono i sacramenti non solo per i Cattolici? i Sacramenti sono azioni del Divino con cui l’immenso creato ci mostra l’amore che nutre per i suoi figli. Chi è scelto dalla comunità dopo aver dimostrato il proprio valore, ne assume su di se la potestà spirituale cioè deve essere esempio e rappresentante del creato amorevole e accogliente ma come un buon genitore anche in grado di raddrizzare la dove è necessario.
La sacerdotessa è colei che impara dai propri errori e continua a sentirsi in cammino… è il ministro accreditato presso la comunità, motivo per il quale l’autocelebrazione e l’auto consacrazione sono di bassa levatura e i corsi moderni di pochi giorni o settimane creano e accrescono solo il business di associazioni e pseudo scuole di ritualità.
La parola “sacerdozio” deriva dal latino sacerdotium, ed è composta da due parole: sacer e dotium .
Di conseguenza sacerdozio indica un potere sacro, una guida divina, amministrazione degli affari di Dio o degli dei.
Sacerdozio è un termine apparentemente univoco, ma che indica realtà abbastanza diverse a seconda dell’esperienza religiosa alla quale si riferisce.
Presso diversi popoli specialmente, ma non soltanto, tra i cosiddetti primitivi, le funzioni sacrali fanno parte delle normali attività dell’individuo.
La prima discriminazione tra persona e persona, in questo caso, non è di carattere specifico dal punto di vista del sacerdozio: come da certe altre attività di particolare importanza sociale, così anche da quelle sacrali possono essere escluse le donne, i bambini, gli ammalati, gli stranieri ecc.
Più notevole è l’inserirsi, nella distinzione tra le persone nel campo delle attività sacrali, del principio della rappresentanza, particolarmente là dove le funzioni del capo diventano complesse e gravose; così nell’antico Egitto, nello shintoismo giapponese e nell’antica Roma.
Nell’India vedica le funzioni religiose conservavano un forte carattere privato e le famiglie celebravano i riti per conto proprio, ma l’esecuzione valida dei riti era condizionata a competenze speciali di cui disponevano soltanto i sacerdoti, chiamati perciò dai privati, volta per volta, per i loro bisogni rituali: questa situazione dava nascita, ancora nella preistoria indiana, a una particolare casta sacerdotale. Qualcosa di simile a una casta sacerdotale esisteva anche nella Persia antica.
Meno rigido era il sistema del sacerdozio nell’antica Grecia: anche qui ogni cittadino, e il capofamiglia per la famiglia, i magistrati per la città, potevano offrire sacrifici, e il sacerdote subentrava al loro posto solo in virtù della sua competenza specifica.
In tutti i tipi di sacerdozio finora menzionati, per ricoprire la carica sacerdotale la persona deve corrispondere a esigenze rituali, che variano non solo di religione in religione ma anche tra i singoli culti della stessa religione.
Vi è però un’altra categoria fondamentale del sacerdozio che si riscontra anche nelle religioni primitive: essa è condizionata a particolari qualità personali dell’individuo, ritenuto dotato di peculiari capacità (per es., di guaritore, indovino, purificatore, esorcista ecc.), che gli derivano da una possibilità, superiore a quella degli individui comuni, di entrare in contatto con le potenze sovrumane (divinità, spiriti ecc.).
La differenza fra i due tipi di sacerdozio appare totale, tanto che si è potuto dire che il primo tipo rappresenta la comunità di fronte alle potenze sovrumane, mentre il secondo rappresenta le potenze sovrumane di fronte alla comunità.
Tuttavia già nelle religioni primitive la separazione tra i due tipi non è sempre netta: anche il re-sacerdote, che potrebbe essere concepito sacerdote in quanto rappresentante del proprio popolo, è dotato di capacità superiori (per es., può ottenere la pioggia, guarire ecc.; a volte può entrare in comunicazione diretta, per es., con gli spiriti dei propri antenati).
Né i limiti tra le condizioni rituali dell’attività sacrale e le pratiche ascetiche dirette a ottenere una maggiore facilità di entrare in contatto con la divinità sono sempre precisi: il sacerdote dell’India vedica, pur essendo sostanzialmente un esperto e specialista del rito, è nello stesso tempo un asceta che agisce in condizioni soprannaturali.
Nelle religioni interiorizzate, in cui il rito perde d’importanza, il sacerdozio del primo tipo scompare o diventa marginale, mentre il secondo può svolgersi sulla linea del misticismo individuale o eventualmente nelle forme del monachesimo.
Modernamente nel paganesimo moderno si osserva il rapporto unico di ogni credente e praticante arti mistiche o arti magiche con Dio, senza l’intercessione di un ministro di culto, basta andare su qualsiasi sito e compri un rituale già fatto e fai…
Perdonatemi gentili lettori ciò che tengo a sottolineare è che il sacerdozio dona un ruolo? si, pubblico? si, fatto di consapevolezza? si, di rituali e abiti scenici? specie quelli medievali e celtici? si…
Ma é un ruolo cui bisogna attendere con tutto se stessi e chiede un voto che non è di povertà, castità e obbedienza, tanto blasonato, ma è di servizio al prossimo, al bisognoso, al disperso, quindi non business.
Nel rispetto della vita, prima di accendere una sola candela, se hai appena litigato con un tuo simile devi prima sistemare le cose, se sei malato devi prenderti cura della tua salute, se hai avuto un lutto non celebri nulla, almeno per 40 giorni per concedere il sacro passaggio di chi ti ha lasciato, se ti diverti a scrivere cattiverie e a dire menzogne su chi, come me non conosci, la tua autodefinizione di sacerdotessa vale zero.
Io credo nel Sacerdozio universale, perché conosco molti credenti di molti credi e religioni che pregano col cuore e vivono con rispetto per tutte le creature e non mentono mai, non creano zizzania, credo nel sacerdozio universale dei fedeli nel significato più intimo di un rapporto unico di ogni persona col Divino Creato, senza l’intercessione di un ministro di culto, ma l’amministrazione dei sacramenti, la predicazione e l’insegnamento sono ministeri che devono essere affidati a membri della Comunita’ che si ritiene ne abbiano le capacità, ma che per ciò stesso non si differenziano dagli altri membri del popolo di Dio nell’aiutare, rispettare, accogliere e alleggerire la sofferenza del prossimo perché solo così la propria sofferenza si allevierà.
Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/sacerdozio
con amore e rispetto
Michela Chiarelli