Chi sono? mi viene chiesto mille volte, come sei diventata così baffuta???
Cari amici è questo il segreto che custodisco… no scherzo!!!
Io sono una Ex-bambina sgarrupata… si! La mia famiglia molto umile, da qualche generazione custodisce un segreto, un segreto che mi è stato affidato. Quand’ero bambina al sud si viaggiava a dorso di mulo, non avevamo né acqua corrente, né elettricità, rammendavamo le reti dei pescatori, mangiavamo dal proprio orto e allevavamo animali da cortile come veri e propri animali da compagnia, si stava seduti alla sera nel buio a guardare le lucciole e nelle notti di luna facevamo bagni rituali nel mare e fino all’alba restavamo a camminare sulla spiaggia.
Qui sono stata iniziata a sentire e
comprendere la voce del mare…
Le onde e il loro segreto, amato e amabile, conoscono l’antico legame tra l’uomo e le creature del mare solo la grande Madre, solo lei, sa quanto è profondo!
Trascorsi così tanto tempo nel vento che le mie labbra e i capelli increspati sapevano di sale, così tanto da scoprire che quando a quel tempo la vita si sollevò dalle acque, fu subito Dea dell’Amore e dette origine, con i suoi passi, agli abitanti terrestri. Nel cuore delle donne fu celato il segreto, fu lì che si creò un legame unico e profondo tra chi aveva celebrato la vita come sacra esistenza e sacro vivere, e chi della vita avrebbe fatto esperienza.
Vivere – Esistere -, due parole che furono a lungo custodi di un dubbio e nel mio cuore, si confondevano. Certo, ero una bimba, ma avevo moltissime domande da fare in proposito. Nonna, a seguito della mia insistenza, un giorno mi portò con sé in riva al mare. Il tempo era mutevole, le onde alte e luminose, il cielo si macchiava di grigio e il mare di verde, di grigio e d’azzurro dipendeva da quanto velocemente le nuvole correvano nel cielo.
L’aria profumava di sale e le onde alte rilucevano di luce bellissima e cangiante.
Le barche dei pescatori in lontananza danzavano, ora in basso ora in alto, seguendo morbidamente le onde. Sembrava facessero parte di un unico individuo, un fiore di acqua, che si apriva e si richiudeva su se stesso.
Come un fiore che si apre e chiude all’arrivo e al calar del sole, le onde, il vento, le barche, i gabbiani, le nuvole, tutto si muoveva armoniosamente e con grazia.
Io correvo sulla spiaggia inseguendo refoli di vento brillante, sfere di luce bellissime con cui danzare non mi stanca mai.
Mi sentivo estasiata da una presenza costante e amica, ricordavo ancora il mio stupore nel realizzare di essere stata già adulta, costatando di trovarmi, ora, nel corpo di una bambina.
Lo smarrimento venne per primo, poi la ricerca e la certezza di non aver vissuto un sogno, ma veri ricordi, reali esperienze.
Mi resi conto di amare il mare come nessun’altra creatura, potente e calma, costante, ma allo stesso tempo diversa.
Ogni onda che nasce, chissà da dove, corre per morire sulla spiaggia odorosa.
Vicina alla scoperta di un grande mistero, a quel punto fu deciso che io potessi approfondire ciò che già i miei sensi mi avevano fatto percepire e iniziai un percorso ricco di prove che mi ha condotta a essere una Custode Sacra, sono stata chiamata a celebrare le fasi della vita questo è il mio retaggio, talvolta per via iniziaziatica conduco verso il proprio centro, e nel flusso di equinozi e solstizi, moti precessionari, allineamenti planetari, unioni, benedizione del grembo e matrimoni pagani ed eterni sacri saluti e così parte del tutto…Vivo.
Conosco antichi sacri canti e danze delle onde, e navigo nella grande Onda Cosmica con degna umiltà.
Sapete da bambina ho osservato molte volte le donne, le figlie del mare: col cuore a pezzi e gli occhi pieni di lacrime mentre si recavano sulla spiaggia.
Si, questa come tutte le pratiche della nostra antica cultura, si fa in natura, in questo caso ci si reca al mare, si ascolta il vento e si osserva il volo dei gabbiani, si legge ciò che il mare ha depositato sulla riva, si raccolgono conchiglie per conservarle e poter divinare.
Tra le urla dei gabbiani e il vento di scirocco che le spettinava e confondeva, cantavano e rammendando le reti piangevano… gesto antico e rituale in cui ognuna chiudeva il desiderio di rivedere i propri figli, pescatori partiti per mare… Le osservavo incantata partecipando al canto e alle lacrime… era li che si salutavano le anime degli antenati… e dei propri cari trapassati.
Quelle Donne non dubitavano mai, sapevano che il mare avrebbe risposto:
“Quando vai a cercare risposte, quando proprio nulla sembra che abbia parlato al tuo cuore, fermati e aspetta il vento. Si, sarà il vento stesso a parlarti, ma prima lascia andare tutto il tuo dolore, devi buttarlo fuori, donarlo al mare.
Spazzola i tuoi capelli, immergiti, lava i tuoi capelli e le tue labbra come fosse un passaggio, come fosse un allontanamento immediato.
Purifica i tuoi occhi, le tue orecchie, la bocca, urla nell’acqua.
Lava le ascelle, l’incavo delle gambe e l’inguine.
Metti i tuoi piedi in acqua…
Lascia che il vento prenda con se i tuoi capelli, con loro il vento porti via le tue domande poi, siediti e aspetta con la mente vuota…
Il mare parla…
Onde e venti… volo di gabbiani… barche che tornano… si questa è la sua voce.”
Le nostre genti, erano grandi osservatrici: gesti, simboli, movimenti animali, erano i modi attraverso i quali vivevano il contatto tra il cielo e la terra e lo spirito di ogni cosa ancora oggi, ci parla grazie all’attenta osservazione di ciò che vediamo ci guida.
Qui su Tregenda vi racconterò del Mare della sua Magia e di come le Donne possano ogni cosa.
Ben trovati
Michela Chiarelli
www.michelachiarelli.com
Un abbraccio
Michela Chiarelli